È un gas radioattivo, inodore e incolore, che trae origine dal decadimento atomico dell’uranio presente in natura nel sottosuolo a livelli di concentrazione variabili. Il radon ha tempi di decadimento piuttosto rapidi, con emissione di radiazioni “alfa”, che lasciano al posto dei gas, metalli pesanti, anch’essi radioattivi, quali il polonio, il bismuto,il tallio,il piombo.
Il problema nasce quando, una volta inspirato o ingerito in quantità oltre certe concentrazioni, il radon decade entro il corpo contaminando direttamente i tessuti molli di polmoni e altri organi.
Le comuni statistiche imputano al radon il 10% dei decessi per tumore ai polmoni, allo stomaco e al midollo osseo.
Il radon dal sottosuolo si diffonde attraverso le falde acquifere sotterranee, quindi per convenzione sale in superficie disciolto in acqua.
Penetra poi nelle abitazioni attraverso le crepe dei muri, i vespai non ventilati e l’acqua potabile.
La concentrazione di radon si misura in Bq/m3 ( Becquerel per metro cubo di aria ).
Ad un Bq corrisponde una disintegrazione radioattiva al secondo.
Dalla Comunità Europea sono fissati i limiti massimi di concentrazione di radon nelle abitazioni:
– 200 Bq/m3 per edifici di nuova costruzione
– 400 Bq/m3 per edifici esistenti
Il gas radon nelle abitazioni si può quantificare con metodi di misurazione passivi cioè i cosiddetti dosimetri.
Il dosimetro ha le dimensioni di una piccolissima scatola e viene esposto per la durata di alcuni mesi nel locale da analizzare.
Come risultato si ottiene una concentrazione di radon media in Becquerel per metro cubo.
Si consiglia di effettuare le misurazioni soprattutto in inverno, periodo in cui gli impianti di riscaldamento sono in funzione.
Per trovarci in presenza di valori di radon elevati, deve esserci la concomitanza di più fattori:
– terreni molto permeabili
– case vecchie e mancanza di fondamenta o porosità delle stesse
– abitazioni a piano terra o seminterrato
– poco ricambio d’aria